Dante, la Croce e la Santa rubata: indagine su un enigma medievale tra Lucca e la Lunigiana
di Gianroberto Costa
“Qui non ha loco il Santo Volto” — Inf. XXI, 48
Ci sono versi di Dante che sembrano semplici annotazioni geografiche o devozionali, e altri che, letti con occhio di filologo e animo di esegeta, diventano lame affilate.
Il canto XXI dell’Inferno è uno di questi. È il canto dei barattieri — i corrotti della pubblica amministrazione — immersi nella pece bollente del Malebolge e ghermiti dai diavoli. Qui Dante colpisce tre volte, e sempre nella stessa direzione: Lucca.
La città, famosa per il culto popolare di Santa Zita e per la venerazione del Volto Santo, appare in controluce colpevole di un doppio furto: quello di una santa e quello di una reliquia.
E Dante, ospite tra il 1306 e il 1307 dei Malaspina di Mulazzo, nel cuore della Lunigiana, poteva conoscere bene le verità non scritte custodite in quei monti.
“O Malebranche, ecco un de li anziani di Santa Zita”
Il primo affondo si legge nei vv. 37–39:
“O Malebranche, ecco un de li anziani
di Santa Zita! Mettetel sotto,
ch’i’ torno per quell’altra a quella piana…”
Apparentemente, un tocco di colore: il dannato è un magistrato lucchese, e Dante lo indica con un soprannome che lega Lucca alla sua santa più amata.
Ma il tono è ironico, quasi sprezzante. Non è un omaggio, è un marchio d’infamia: Santa Zita diventa simbolo di una città corrotta, come se il culto fosse stato stravolto e usato per fini politici.
Secondo una tradizione lunigianese, Zita non era lucchese: sarebbe nata a Montelungo, borgo di pastori e viandanti tra Pontremoli e il passo del Brattello. Una santa “rubata”, trasformata in vessillo identitario di una città che se ne appropriò a posteriori.
Dante, immerso nella cultura orale della Lunigiana, non poteva ignorare questa versione. L’infamia non colpiva la santa, ma la città che ne aveva usurpato la memoria.
“Qui non ha loco il Santo Volto”
Il secondo colpo, ancora più diretto, arriva poche terzine dopo, nei vv. 46–51:
“Quel s’attuffò, e tornò sù convolto;
ma i demon che del ponte avean coperchio,
gridar: “Qui non ha loco il Santo Volto:
qui si nuota altrimenti che nel Serchio!
Però, se tu non vuo’ di nostri graffi,
non far sopra la pegola soverchio.”
Il Santo Volto è il crocifisso ligneo venerato nella cattedrale di San Martino, scolpito — secondo la leggenda — da Nicodemo e giunto miracolosamente dal mare a Lucca. È il cuore spirituale della città, il suo talismano civico.
Ma i diavoli lo smentiscono: all’Inferno, il Santo Volto “non ha loco”, non vale nulla. Non protegge, non salva. È come dire che il culto è inefficace, che il simbolo lucchese non possiede il potere che gli viene attribuito. Un’eresia poetica travestita da sarcasmo infernale.
La reliquia vera: un segreto di pietra e legno
E se Dante avesse saputo che la vera reliquia non era mai arrivata a Lucca?
Una tradizione orale, ancora viva in Lunigiana, racconta che l’effigie autentica del Santo Volto fosse stata messa in salvo nei secoli bui dai monaci di Bobbio, per sottrarla a pericoli e profanazioni.
Il luogo della custodia non era casuale: la chiesa di San Giovanni di Dobbiana, eretta nell’XI secolo, a ridosso della dorsale che guarda verso Filattiera.
Secondo il racconto, l’edificio stesso sarebbe stato costruito per nascondere e proteggere il Santo Volto: una scultura lignea di fattura antica, collocata in una nicchia segreta della chiesa, invisibile agli occhi dei più.
Non destinata alla venerazione pubblica di massa, ma custodita nella penombra sacra di quel piccolo edificio, la scultura avrebbe conservato intatto nei secoli il suo mistero e la sua sacralità.
Se questa tradizione fosse vera, il Volto Santo di Lucca — venerato nella cattedrale di San Martino — sarebbe una riproduzione devota, mentre l’originale riposerebbe ancora oggi, silenzioso e occulto, tra le mura di pietra della chiesa di San Giovanni di Dobbiana.
Purgatorio: la protezione mancata
Anche nel Purgatorio, Dante riprende il tema con un’allusione (XX, 85–87):
“e vidi il Volto Santo in San Martino,
e il Buon Governo e la giustizia sana…”
Ma qui, come nell’Inferno, il Volto Santo non salva nessuno: è citato come ricordo di un pellegrinaggio, non come fonte di redenzione. L’anima che lo vide è ancora in espiazione. Un culto, dunque, che Dante non accredita come strumento di salvezza.
Baratterie sacre
Letto così, il canto XXI diventa una requisitoria contro la baratteria del sacro: non solo la compravendita di cariche pubbliche, ma anche la mercificazione di santi e reliquie, l’appropriazione indebita di simboli religiosi per costruire prestigio civico.
Lucca, con Santa Zita e il Volto Santo, diventa paradigma di questo peccato: un potere temporale che si veste di devozione per legittimarsi.
Conclusione: la pietra che tace
La Lunigiana è ancora oggi un archivio vivo di memorie sommerse. Dante la percorse, ne ascoltò i racconti, ne respirò la storia.
Forse la vera Croce non uscì mai da Dobbiana.
Forse Santa Zita non lasciò mai Montelungo.
Forse Dante sapeva che il Santo Volto di Lucca era solamente una copia, priva di potere salvifico, mentre l’originale rimaneva nascosto e protetto nella penombra silenziosa della chiesa di San Giovanni di Dobbiana. In tal caso, la sua invettiva non colpiva soltanto una città corrotta, ma smascherava un inganno secolare: quello di una comunità che credeva di guardare negli occhi la propria protezione divina, e invece si inchinava davanti a un simulacro. Una città che, senza saperlo, portava in processione un volto… che non era il suo.
Fonti
- Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXI, vv. 46–51, in Edizione digitale della Società Dantesca Italiana, https://www.danteonline.it/page/33.
- Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, XX, vv. 85–87, in Edizione digitale della Società Dantesca Italiana, https://www.danteonline.it/page/38.
- Chiesa di San Giovanni Battista (Dobbiana), in Wikipedia Italia, https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Giovanni_Battista_(Filattiera).
- Dobbiana e la leggenda del Volto Santo, in Terre di Lunigiana, https://www.terredilunigiana.com/chiese/dobbianachiesa.php.
- Via del Volto Santo, in Wikipedia Italia, https://it.wikipedia.org/wiki/Via_del_Volto_Santo.
- La Via del Volto Santo in Toscana, in Visit Tuscany, https://www.visittuscany.com/en/itineraries/via-del-volto-santo/.