
Milano è la flat tax
Milano sotto la lente: tra flat tax e nuova aristocrazia globale
Da London a Porta Nuova, anatomia di un Rinascimento fiscale e sociale
C’è una nuova frase che circola nei salotti e negli uffici di Porta Nuova: “Come for an Aperitivo, stay for the tax breaks.”
L’ha coniata — non per caso — il Wall Street Journal, fotografando una trasformazione che da tempo si avverte nelle vie ordinate e sempre più internazionali di Milano.
Da Los Angeles a Londra, da Bruxelles a Parigi, un flusso di nuovi residenti ad alto reddito ha scelto il capoluogo lombardo come propria base europea.
Il fenomeno ha una data d’origine: 2017, quando il legislatore italiano introdusse la cosiddetta flat tax per i neo-residenti, una norma che consente a chi trasferisce la residenza in Italia di pagare un’imposta sostitutiva annuale sui redditi esteri, pari a 100.000 o 200.000 euro, indipendentemente dall’ammontare effettivo dei guadagni prodotti all’estero.
Una misura ribattezzata dai media la “CR7 rule”, in omaggio a Cristiano Ronaldo, che ne fu tra i primi beneficiari durante gli anni juventini.
Da allora, secondo le stime dello studio Maisto e Associati, circa 5.000 individui ad alta patrimonializzazione hanno scelto l’Italia, e in larga parte Milano, come nuova residenza.
È un numero modesto se confrontato con le platee dei grandi paradisi fiscali, ma significativo per un Paese storicamente restio ad attrarre ricchezza privata dall’estero.
La tempistica non è casuale. Nel 2024 il governo britannico ha abolito lo storico regime dei non-dom, che consentiva agli stranieri residenti nel Regno Unito di essere tassati solo sui redditi prodotti in territorio britannico.
“Più di un quarto dei miei clienti ha già lasciato Londra”, ha raccontato al Wall Street Journal il fiscalista Dominic Lawrance.
“E in quasi tutte le conversazioni compare Milano. L’Italia sta facendo tutto quello che serve per attrarre e trattenere i ricchi.”
Mentre Parigi accusa Roma di dumping fiscale, il capoluogo lombardo registra un aumento dei valori immobiliari nel settore top luxury: nel Quadrilatero della Moda si toccano i 39.000 euro al metro quadrato, con un incremento di oltre il 50% rispetto al 2021 (Tirelli & Partners, 2024).
Ma le tasse, da sole, non spiegano tutto. Milano è diventata negli ultimi dieci anni una macchina di produzione d’identità urbana.
L’Expo 2015 e la prossima Olimpiade invernale 2026 hanno fornito la spinta simbolica e infrastrutturale.
La città si è dotata di grattacieli, piste ciclabili, nuove linee metropolitane e parchi urbani.
Nell’epoca in cui Roma e Napoli restano sospese tra storia e immobilità, Milano si propone come un progetto in corso, capace di trasformare la concretezza lombarda in un lifestyle esportabile.
“È piccola, ma ha un respiro globale”, spiega Rich Ross, ex presidente di Walt Disney Studios, che con il marito Adam Sanderson alterna Beverly Hills e Porta Venezia.
Il nuovo cosmopolitismo milanese è fatto di ristoranti d’autore, club privati come Soho House e The Wilde, vernissage alla Fondazione Prada e investimenti in startup tecnologiche.
Secondo Mauro Moretti, fondatore di Three Hills Capital Partners, “per chi vuole un luogo da cui essere cittadino del mondo, Milano è perfetta: cammini, pedali, e in due ore sei tra lago e Alpi.”
Il problema è che questa “città perfetta” rischia di non essere più per tutti.
La studiosa Lucia Tozzi, autrice di L’invenzione di Milano, denuncia da anni la deriva gentrificatrice: “La città si è interamente ricalibrata sul lusso. Isola, un tempo popolare e bohemienne, è diventata irriconoscibile.
Chi non può permettersela se ne va, e i costi condominiali sono raddoppiati.”
Il rischio è quello di un’economia urbana a doppia velocità: il benessere di pochi contro la progressiva espulsione della classe media e dei residenti storici.
Lo ricorda anche l’inchiesta giudiziaria tuttora in corso sul boom immobiliare legato all’Expo e alle Olimpiadi, con 70 tra funzionari, architetti e imprenditori indagati (tutti negano gli illeciti).
Eppure il simbolo del possibile equilibrio resta lì, nel Villaggio Olimpico, che dopo i Giochi verrà riconvertito in studentati a canone calmierato, con serre e orti urbani: un gesto urbanistico di restituzione, se sarà mantenuto.
L’Italia, da sempre percepita come fanalino di coda industriale e fiscale, ha colto il momento in cui il capitale globale ha cercato stabilità più che anonimato.
Paradossalmente, mentre Berlino vive una crisi di produttività e Parigi è logorata dalle tensioni sociali, Milano offre una stabilità civica e politica rara nel continente.
In questa prospettiva, il “Rinascimento milanese” non è solo estetico o fiscale: è la costruzione di un modello di attrazione controllata, un equilibrio precario tra apertura e protezione.
Il paragone può sembrare ardito, ma in fondo non troppo lontano da ciò che fu l’EURATOM nel 1957 — una risposta europea alla paura del disordine nucleare, come oggi Milano rappresenta la risposta alla disgregazione delle metropoli post-globali.
Allora si trattava di governare l’energia atomica; oggi, l’energia liquida dei capitali e dei talenti.
Ma ogni rinascimento contiene una penombra.
L’eccessiva dipendenza da regimi fiscali speciali può generare fragilità: cosa accadrà se il prossimo governo decidesse di rimodulare la flat tax?
E quanto realmente queste nuove residenze producono valore nel tessuto economico locale, oltre alla rivalutazione immobiliare e ai consumi elitari?
Il rischio è un “effetto Venezia”: una città di vetrine abitate part-time, dove la vitalità economica convive con una progressiva rarefazione sociale.
Milano rimane, nel bene e nel male, l’unico laboratorio europeo dove la ricchezza globale incontra un municipalismo efficiente.
La sfida — più che economica, morale — sarà quella di non trasformare la città in un paradiso per chi già possiede tutto, ma in un ecosistema capace di generare opportunità, innovazione e cultura per chi ne ha meno.
“Venture capital, arte, cucina e biciclette elettriche non bastano,” scriveva qualche mese fa Le Monde. “Servono cittadini.”
E forse è qui il vero paradosso: Milano è diventata il porto sicuro della nuova aristocrazia apolide, ma dovrà presto ricordarsi di essere, ancora, una città italiana.
“Ogni rinascimento — scriveva Jacob Burckhardt — nasce da una crisi della misura.”
Milano la misura l’ha persa, ma forse proprio per questo è tornata a far parlare di sé.
Se riuscirà a bilanciare aperitivi e politiche abitative, fiscalità creativa e giustizia sociale, potrà diventare ciò che l’Europa non ha ancora trovato: una capitale del futuro possibile.
Fonti e riferimenti (APA 7th ed.)
Burckhardt, J. (1860). *La civiltà del Rinascimento in Italia*. Basel: Schweighauser Verlag.
Comune di Milano. (2024). *Piano di Governo del Territorio 2030 – Aggiornamento post Expo e pre Olimpiadi*. Milano: Comune di Milano, Direzione Urbanistica.
Fondazione Prada. (2024). *Annual Cultural Report 2024*. Milano: Fondazione Prada.
Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT. (2025). *Rapporto sulle città metropolitane 2025*. Roma: ISTAT.
Lawrance, D. (2025, October 3). Interview cited in Stancati, M., & Dulaney, C. *Come for an Aperitivo, Stay for the Tax Breaks: Milan Lures the Global Elite*. *The Wall Street Journal*. https://www.wsj.com
Le Monde. (2024, February 14). *Milan, laboratoire d’un capitalisme urbain chic*. *Le Monde*. https://www.lemonde.fr
Maisto e Associati. (2025). *Tax Regimes for New Residents – Annual Report 2025*. Milano: Maisto e Associati.
Monnet, J. (1957). *Discours sur le Traité EURATOM*. Bruxelles: Commission Européenne.
Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD). (2023). *Tax Policy Review: Italy 2023*. Paris: OECD Publishing. https://doi.org/10.1787/tax-ita2023-en
Stancati, M., & Dulaney, C. (2025, October 3). *Come for an Aperitivo, Stay for the Tax Breaks: Milan Lures the Global Elite*. *The Wall Street Journal*. https://www.wsj.com/articles/milan-tax-breaks-global-elite
Three Hills Capital Partners. (2024). *Corporate Communications – Italy Strategy Note*. London: Three Hills Capital Partners.
Tirelli & Partners. (2024). *Luxury Real Estate Report – Milano 2024*. Milano: Tirelli & Partners.
Tozzi, L. (2022). *L’invenzione di Milano. Politiche dell’immaginario urbano*. Roma: DeriveApprodi.