
E Sala sta a guardare
Milano sotto assedio. Caltagirone, Mediobanca, BPM e il caso San Siro: il disegno che sposta il baricentro verso Roma
Milano non è sotto tiro per un singolo dossier. È un mosaico di partite intrecciate: banche, assicurazioni, real estate, grandi opere e politica. Negli ultimi mesi, la città che più di ogni altra ha incarnato l’immagine di una capitale economica internazionale appare al centro di una contesa che travalica i suoi confini. Mediobanca è sottoposta a una pressione inedita, Banco BPM è diventata la pedina su cui convergono appetiti nazionali e stranieri, il real estate è scosso dal caso Catella, mentre il futuro dello stadio di San Siro è diventato un derby di governance. Sullo sfondo, Roma spinge per riconquistare centralità: il governo ha avviato una riforma costituzionale che propone di dotare la Capitale di poteri legislativi e autonomia finanziaria.
La battaglia su Mediobanca, il vero cuore del capitalismo relazionale, ha segnato un punto di svolta. L’assemblea degli azionisti ha bocciato l’operazione Banca Generali, sostenuta da Alberto Nagel, con appena il 35% di voti favorevoli. Un colpo che ha reso visibile il peso dei soci critici: Delfin, eredi Del Vecchio, e soprattutto Francesco Gaetano Caltagirone, il cui attivismo ha portato ad arrotondare la propria quota intorno al 10%. A ciò si è sommata l’offerta di MPS per Mediobanca, segnale di una ricomposizione di forze nel cuore del sistema. Mediobanca non è solo una banca, ma una cabina di regia che da decenni tiene insieme industria e finanza. Toccarla significa riscrivere il luogo e la geografia del potere economico italiano.
Intanto Banco BPM resta la pedina più ambita. La terza banca italiana, radicata a Milano e nel Nord, è stata oggetto delle mire di UniCredit, che ha lanciato e poi ritirato un’offerta citando ostacoli legati al golden power, e di Crédit Agricole, che nel frattempo ha consolidato la sua partecipazione oltre il 20% attraverso derivati. Segno che BPM resta la porta d’accesso privilegiata alla piazza milanese: prenderla, o solo indebolirne l’autonomia, equivale a mettere mano a un’infrastruttura che collega credito, imprese e reti professionali del Nord.
Sul fronte immobiliare, l’arresto di Manfredi Catella ha scosso Milano come poche vicende recenti. Il fondatore di COIMA, artefice di Porta Nuova e della trasformazione dello skyline cittadino, è stato posto ai domiciliari il 31 luglio e liberato tre settimane dopo, senza misure restrittive. Nel frattempo aveva passato i poteri operativi, mentre la società respinge le accuse. Il terremoto giudiziario ha incrinato l’immagine di un modello che aveva reso Milano una vetrina globale, mentre COIMA e altri sviluppatori guardano a Roma, dove nel frattempo si aprono spazi di investimento e opportunità politiche nuove.
È qui che la cornice si completa. A fine luglio il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge costituzionale che attribuisce a Roma Capitale potestà legislativa e autonomia finanziaria, con uno statuto speciale da approvare a maggioranza qualificata dell’Assemblea Capitolina. Non è ancora legge, ma il segnale politico è fortissimo: Roma si prepara a reclamare un ruolo diverso, non solo come capitale politica ma come centro di decisione economica.
In questo scenario entra in campo anche San Siro, simbolo emotivo e infrastrutturale di Milano. Inter e Milan hanno depositato al Comune il documento di fattibilità per l’acquisto dell’area e del Meazza; l’avviso pubblico per proposte alternative si è chiuso senza offerte, aprendo la strada alla trattativa privata. Il progetto scelto dai club porta la firma di Norman Foster con Manica, ma il general contractor non è ancora stato assegnato. Le indiscrezioni parlano di una vendita intorno ai 197 milioni. È un dossier dove economia, politica e reti personali si sfiorano: il sindaco Giuseppe Sala è legato alla famiglia Bazoli, Paolo Scaroni, presidente del Milan, ha condiviso in passato il CdA di Generali con Caltagirone, e lo stesso gruppo Caltagirone, attraverso Vianini, è già impegnato a Milano come costruttore dell’Eventim Arena per le Olimpiadi 2026. Non ci sono prove di un suo coinvolgimento diretto nello stadio, ma la contiguità relazionale è un fatto.
Mediobanca sotto assedio, Banco BPM contendibile, Catella indebolito, San Siro in vendita, Roma rafforzata da una riforma costituzionale. Non episodi isolati, ma tasselli di una strategia più ampia: ridimensionare il primato economico di Milano, trasferire verso Roma pezzi di regia e di decisione. È una lettura che non va ridotta a un complotto, ma a una ristrutturazione sistemica in cui Caltagirone recita la parte del protagonista attivo, e Roma, con la politica e con le istituzioni, si attrezza per riportare a sé il baricentro.
Milano resta la fabbrica del valore, con il suo capitale umano, le imprese e l’innovazione urbana, ma rischia di perdere la regia. La partita che si gioca oggi non è sullo status, ma sulla capacità di mantenere il potere decisionale. Roma si prepara a riaccentrarlo, Milano deve trovare il modo di difenderlo.