
La divisione tra Saharawi e Marocco
Ogni anno oltre 140 bambine nel mondo vengono chiamate Sahara. E l’inaspettato è che ciò avvenga principalmente negli Stati Uniti.
La parola Sahara viene dall’arabo, as Sahra al- Kubra. Il nome potrebbe essere tradotto come “Il grande rosso”. Sin dal IX secolo dopo Cristo è utilizzato come nome di una vasta e desolata regione. Significa “Gran Deserto. L’origine è legata al aggettivo Ashar che al femminile si declina sahra e che significa rosso con allusione al color rossiccio di questa vastità desertica.
Il Sahara è il più vasto deserto caldo della Terra, con una superficie di nove milioni di km², posto nell’Africa settentrionale, tra 16° di longitudine ovest e 35° longitudine est, e attraversato dal Tropico del Cancro (23° 27′ latitudine nord),
Si estende dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso per una lunghezza di circa 5000 km, con l’unica interruzione della Valle del Nilo, e per una larghezza 1500–2000 km dal Mediterraneo fino alle regioni centrali dell’Africa.
Li il passaggio da deserto a savana è a volte assai incerto e stabilito da fattori di ordine climatico.

le maggiori piste sahariane
Le vie commerciali del Sahara furono gli unici itinerari di comunicazione via terra tra i paesi mediterranei e l’Africa occidentale dall’VIII secolo fino alla fine del XVI.
Il commercio era effettuato essenzialmente con lunghe carovane di dromedari arabi e berberi, che venivano messi a ingrassare per mesi nelle regioni del Maghreb o del Sahel prima di essere posti a formare una carovana.
Un carovana poteva essere composta dai mille ai 12.000 animali.
Erano condotte da guide berbere che conoscevano tutte le piste del deserto, rendendo così sicuro il loro passaggio.
Le carovane dovevano proteggersi dai nomadi ostili, che quando s’imbattevano in una carovana in marcia. frequentemente l’attaccavano e facevano razzia delle merci,
I contatti tra le popolazioni che abitavano alle opposte estremità del deserto si verificarono sin dalla preistoria.
A testimonianza del fiorire di traffici in quell’area, ci sono pervenuti oggetti e materiali scoperti dagli archeologi in località distanti dal loro luogo di origine, in particolare nella zona occidentale del deserto, dove è meno vasto ed è punteggiato di oasi.
A Roma, nei primi secoli dell’Impero, affluivano regolarmente, dalle province africane, ingenti quantitativi di animali delle savane come tigri, leoni e gazzelle, destinati ad essere esibiti negli spettacoli circensi che avevano luogo in tutte le arene dell’Impero.
Di questi, una piccola parte proveniva dall’immediato entroterra nordafricano dove furono create delle riserve di caccia per catturare le bestie, in risposta alla richiesta interna sempre crescente. Sicuramente però il grosso era originario delle terre oltre il deserto sotto il controllo di re tribali, che vendevano le belve agli intermediari, i mercanti di fiere nordafricani che poi le immettevano sul mercato romano.
La crescita della città di Aoudaghost, in Mauritania sud-orientale, può essere dovuta a questo tipo di scambi commerciali.
La città si trovava, infatti, all’estremità meridionale delle rotte carovaniere che attraversavano il Sahara occidentale.
Si svilupparono due itinerari maggiori: il primo attraverso il deserto occidentale dall’odierno Marocco al fiume Niger; il secondo dalla moderna Tunisia all’area del lago Ciad. L’estensione di queste vie era relativamente breve ed erano dotate della necessaria rete di oasi. Più a est, l’area sud della Libia non poteva essere attraversata per mancanza di oasi e frequenza di tempeste di sabbia. Una pista commerciale fra Niger ed Egitto fu abbandonata nel X secolo per i suoi pericoli.
L’espansione dell’Impero del Ghana, centrato su quella che è oggi la Mauritania del sud, fu parallela all’aumento del commercio trans-sahariano.
Le economie mediterranee avevano bisogno di oro per battere moneta, ma potevano fornire sale, mentre i paesi dell’Africa occidentale avevano abbondanza di oro e bisogno di sale.
Anche il commercio di schiavi era importante perché un grande numero di africani era mandato a nord, generalmente per svolgere il lavoro di servi.
Molte delle vie commerciali diventarono istituzionalizzate: probabilmente la più importante finiva a Sigilmassa e Ifriqiya nel territorio dell’attuale Marocco settentrionale. In quei luoghi e in altre città del Nordafrica, i commercianti berberi aumentarono i loro contatti con l’Islam, incoraggiando le conversioni religiose.
Già dall’VIII secolo i musulmani viaggiavano verso il Ghana. Molte persone in Ghana si convertirono all’Islam e questo era uno dei principali obiettivi della penetrazione araba in Africa.
Come il Ghana, il Mali era un regno musulmano, e sotto di esso, il commercio oro-sale proseguì. Altri beni di commercio meno importanti erano gli schiavi, noci di cola provenienti da sud e, come moneta, venivano usate perline di vetro e conchiglie di ciprea dal nord.
Fu sotto il Mali che le grandi città del fiume Niger, fra cui Gao e Djenné, prosperarono, in particolare Timbuktu che divenne famosa in Europa per la sua grande ricchezza.
Importanti centri di commercio nella parte meridionale dell’Africa occidentale si svilupparono nella zona di transizione tra la foresta e la savana; fra queste Begho e Bono Manso (nell’attuale Ghana ) e Bondoukou (nell’odierna Costa d’Avorio ).
Le vie commerciali occidentali continuarono ad essere importanti con Ouadane, Oualata e Chinguetti come maggiori centri di scambio in quella che oggi è la Mauritania, mentre le città Tuareg di Assodé e successivamente di Agadez crebbero su una via più orientale nell’odierno Niger.
La via commerciale trans-sahariana orientale portò allo sviluppo del longevo impero Kanem-Bornu, centrato sull’area del lago Ciad. Proprio sulla pista transhariana occidentale, quella ciò più vicina all’Oceano Atlantico, si insediò una popolazione costituita dai gruppi tribali arabo-berberi che occupò quella parte di territorio del Sahara Occidentale che gravitano sul Sāqiyat al-ḥamrāʾ (Saguia el Hamra in spagnolo) e sul Wādī al-dhahab (Río de Oro).
E’ il popolo dei sahrawi o saharawi, cioè “sahariano”. Le tribù dicono di discendere da due gruppi che si sono insediati nell’area fin dall’epoca delle prime conquiste islamiche, alla fine del VII secolo d.C. Un popolo che ha sempre rivendicato un’ascendenza araba, per dimostrare la quale fanno riferimento al loro dialetto, definito Hassāniyya, un idioma parlato anche nella confinante Mauritania e nell’Algeria, caratterizzato da un impianto strutturalmente arabo pur con vari berberismi e tracce di idiomi nero-africani, come il wolof.
Colonia spagnola
Il Sahara Occidentale fu una colonia spagnola con il nome di “Sahara spagnolo” dal 1884. Nel 1924 fu creata l’amministrazione del Sahara Spagnolo. Venne così separato dai territori denominati Marocco spagnolo, che era costituito dalla parte nord del paese più le varie enclavi inserite sulla costa, nella zona controllata dai francesi.
I confini interni furono definiti lungo il XX secolo delimitando chiaramente il confine a nord col Marocco, con l’Algeria a nord-est e con la Mauritania a est e a sud.

Pattuglia spagnola della Legione a Ifni (arch. ABC)
Nel 1957 , il Marocco invase l’enclave spagnola di Sidi-Ifni, combattendo quella che fu chiamata dalla Spagna guerra dimenticata (guerra di Ifni). Ma fu sconfitto alla fine da un contingente spagnolo e francese. Nel 1967 vi fu una rottura nel percorso Saharawi verso l’indipendenza, che era orientato a trovare una soluzione politica ed essenzialmente non violento. Il momento della rottura fu rappresentato da un evento chiamato l’Intifada di Zemla. Nel 1973 venne fondato, sulla continuazione di un movimento precedente, il Fronte Polisario guidato da El-Ouali che iniziò subito la lotta armata, dapprima contro gli spagnoli e successivamente contro i marocchini e i mauritani.
Il 14 novembre 1975 la Spagna lasciò il paese, dopo la Marcia verde effettuata dal Marocco. Nel 1976 il territorio fu inizialmente spartito tra il Marocco e la Mauritania. Il Marocco procedette all’annessione della regione settentrionale nota come Saguia el Hamra e parte della regione meridionale nota come Tiris al-Gharbiyya. la Mauritania annesse la parte meridionale del Tiris el Gharbia.
Contemporaneamente il 27 febbraio 1976 fu proclamata la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi dal Fronte Polisario guidato da Mohamed Lamine Ould Ahmed e sostenuta dall’Algeria. Furono avviate relazioni diplomatiche con diversi stati – principalmente africani e sudamericani – e riconosciuta dall’Unione africana diventandone membro, ma non dalla Lega araba (che non riconosce né il Fronte Polisario né la RADS) e dall’ONU, che ha inserito il territorio nella Lista dei territori non autonomi.
Nel periodo 1976-1979, la Mauritania esercitò la propria sovranità sul Tiris el Gharbia, ma, a fronte dei problemi procurati dalla guerriglia, nel 1979 rinunciò alla sovranità su tale territorio che fu annesso dal Marocco, militarmente più forte e in grado di respingere la guerriglia. Si costituì così la nuova provincia denominata Oued ed-Dahab.
Ora Marocco domina la maggior parte del territori, mentre il Fronte Polisario controlla una zona dell’entroterra e una sottile striscia di terra al confine meridionale con la Mauritania.
Nel 1982 il Marocco costruì una muraglia, il muro marocchino, lunga ben 2720 chilometri che divide i territori occupati ricchi di fosfati dal territorio desertico dove sono stati ammassate centinaia di miglia di persone in campi profughi.
La lunga guerriglia contro il Marocco appariva terminata con il cessate il fuoco del 1991, in cambio della promessa di celebrare un referendum sullo statuto definitivo del Sahara Occidentale deciso dall’ONU nel gennaio 1992. Il referendum non si è tuttavia ancora tenuto e nel 2004 la durata della missione ONU (MINURSO) nel paese è stata prorogata per consentire l’esame di una nuova proposta di pace, che prevedeva un referendum entro cinque anni, durante i quali l’area sarebbe stata soggetta a una “Autorità del Sahara Occidentale” guidata da un esecutivo eletto dalla popolazione sahrawi.
Nell’aprile 2007 l’ONU ha ribadito l’impegno a favore di una soluzione politica definitiva, che tuttavia non è stata ancora concordata tra le parti.
L’unico censimento condotto nel 1974 dalla Spagna fissa il numero dei sahrawi (gli abitanti del Sahara Occidentale) in 74 902, mentre il censimento effettuato dall’ONU in vista del futuro referendum fissava, nel 2000, gli aventi diritto al voto in circa 84 200.
Il Sahara Occidentale è nella lista delle Nazioni Unite dei territori non autonomi. All’ONU il Sahara Occidentale detiene un posto di osservatore.
Nel dicembre 2020 il presidente statunitense Donald Trump ha firmato una proclamazione con il riconoscimento della sovranità del Marocco sulla regione, nell’ambito della normalizzazione dei rapporti diplomatici tra lo stesso Marocco e Israele; si tratta dell’unico Paese occidentale ad aver preso tale posizione.
Si riaccende il conflitto

Carri armati del Saharawi National Army (aps foto)
La situazione è precipitata il 13 novembre dello scorso anno quando, secondo il Polisario, si è verificata una aggressione contro civili Saharawi nella zona cuscinetto di El Guerguerat.
Ciò ha prodotto la fine della tregua e la riapertura del conflitto armato. Sul tema ci siamo già intrattenuti più volte: il 2 novembre 2020, il 13 novembre 2020, 19 novembre 2020, il 23 novembre 2020.
Nei giorni scorsi, l’Esercito popolare di liberazione del saharawi ha lanciato un’operazione armata nella regione di Guergeurat, nel Sahara occidentale.
Secondo il Ministero della difesa del Saharawi , “il nostro esercito ha lanciato quattro missili contro la breccia illegale a Guerguerat e dintorni”. Due hanno raggiunto la zona di “Laaweina” e gli altri la parte settentrionale della muraglia, costruita illegalmente dal Marocco.
Il ministero della Difesa saharawi ha annunciato che le proprie truppe avrebbero esteso le operazioni militari dal sud del Marocco al sud del Sahara occidentale.
Unità speciali del primo e settimo reggimento militare saharawi sono intervenute in questa operazione, supportate da artiglieria e missili Grad. Nel corso di essa sono stati lanciati 8 bombardamenti, quattro dei quali hanno colpito Laauina, lasciando ingenti danni ai veicoli in un parco camion militare. così come lo smantellamento di un serbatoio di benzina dell’esercito di occupazione marocchino. Il resto dei missili è caduto un po ‘più a nord del muraglia.
L’attacco ha preso di mira due basi marocchine situate a est della stessa breccia. Le fonti del Saharawi riferiscono che le basi sono state attaccate costringendo le forze di terra marocchine a ritirarsi verso i territori occupati e richiedere l’intervento dell’aviazione. Il comando militare marocchino ha ordinato il decollo di due caccia dalla base aerea di Dakhla, per setacciare la striscia al confine saharawi-mauritana alla ricerca dei commando saharawi che hanno effettuato l’attacco. Con questa azione aviazione marocchina ha violato lo spazio aereo della Mauritania.
Le fonti governative hanno confermato che l’operazione è stata portata a termine con successo.
Sidi Ougal, il rappresentante del Fronte Polisario, ha confermato i fatti in un breve comunicato del Ministero della Difesa Nazionale della SADR. Nel comunicato ha sottolineato che l’Esercito popolare di liberazione saharawi (SPLA) porterà la guerra ad un altro livello, coinvolgendo l’intero territorio nazionale. Solo quattro giorni fa, Ougal ha avvertito che El Guerguerat sarebbe stato attaccato e che l’Esercito di liberazione saharawi ha mantenuto la parola data.